Ma che fine hanno fatto i fumetti porno?


L'annuncio del recupero di Aqua Bless (un'antologia di brevi storie hentai) di Yamatogawa da parte di Magic Press è - spero - segno del successo di quel piccolo gioiello che è Witchcraft.
La linea Black Magic, in cui è inserito il mangaka, ha rispolverato di recente altre serie note come Secretarial Section Drop e su una linea un po' più soft anche Ronin Manga (ad esempio con Warmcraft e La Strategia del Riccio, nel tentativo di lanciare Nozomu Tamaki) e J-Pop (con Love Onsen) hanno tentato di rinvigorire con linfa giapponese un mercato che in Italia pare ormai defunto, escludendo un'interessante nicchia di pubblico in larga parte femminile appassionata agli yaoi (o, per restare in tema omosessuale, vale la pena ricordare esperienze fortunate nostrane come Black Wade).
La chiusura di Blue, storico mensile dedicato all'erotismo d'autore, e il conseguente fallimento del suo diretto testimone, Touch, unito alle difficoltà di X Comics, paiono andare in controtendenza rispetto alle iniziative dell'Espresso o del Corriere dedicate a Manara e Crepax, ma confermano invece una difficoltà del fumetto erotico e pornografico - forse del fumetto in toto - a proporre modelli commerciali vincenti.
Non mancano gli esperimenti di nicchia, ma le case editrici dedicate al filone si contano sulla punta delle dita di una mano monca (resiste, comunque, la mitica E.F. Edizioni) e negli ultimi anni ormai si parla più di singoli esperimenti editoriali, miniserie o albi monografici, piuttosto che di linee o collane.
In sostanza c'è un vuoto di mercato, l'assenza di un prodotto di qualità, ma popolare nella proposta. Non un Corna Vissute o una Yolanda, per intenderci, ma una Milady 3000 o un Necron, del compianto maestro Raviola. L'erotico nero, di cui eravamo i maestri, oggi pare sparito dagli scaffali di librerie ed edicole.
Chissà se questa Lucca ci riserverà delle sorprese...