In rete si trovano commenti molto discordanti su questo film, che oscillano dal capolavoro alla ciofeca. Di norma tendo a fidarmi del giudizio della giuria di Cannes e convinto dalla palma per la miglior regia a Nicolas Winding Refn, mi sono recato al cinema, evitando accuratamente il trailer italiano così vergognosamente pieno di spoiler da annullare ogni effetto sorpresa.
E il film parte già bene, con il suo doppio incipit, il primo di pura adrenalina, sotto un alternarsi di titoli rosa con lo stesso font di Un sogno lungo un giorno, capolavoro di Coppola, opera pionieristica del cinema elettronico (realizzato in aperta reazione - anche nelle tecniche di lavorazione - allo stress disumano di Apocalypse Now, ma che lo condusse, di fatto, alla rovina economica costringendolo alla chiusura dei suoi Zoetrope Studios). E già avvertiamo i cromatismi del melò.
Refn ci presenta lentamente le sue pedine, seminando pochi elementi, fondamentali per un sottile, ma intenso discorso sul personaggio e la maschera (emblematica la sequenza in cui la voce fuori campo di un cartone animato rivela la natura malvagia del protagonista) e Ryan Gosling si presta al gioco con maestria, impersonando la summa dell'antieroe folle e tormentato.
E se le citazioni sparse (da Taxi Driver a Scarface, passando per Halloween e Old Boy) sono tutti fondamentali tasselli di caratterizzazione di un uomo che, in realtà, a livello diegetico, non dice nulla di sé, l'intensità di ogni singola inquadratura rappresenta un gioco di tensioni ininterrotto. Una trama di attrazioni sensuali e mortifere.