Il Fumetto italiano fa schifo? - Parte Seconda -


Ci eravamo lasciati con una domanda: perché le produzioni della piccola e media editoria italiana, a volte di qualità superiore rispetto alla produzione mainstream, vendono poco?
Due luoghi comuni:
1 - L'arte non è per tutti.
2 - Gli italiani leggono poco.
Il concetto di "Arte per pochi" lo lascio a chi si trastulla con la filosofia e non sa leggere un bilancio (tra questi, anche alcuni editori). C'è una corrente di pensiero che identifica il lettore "medio" come un'unità amorfa e decerebrata nella grande mandria bovina di derivazione fascista, concetto che non considera la progressiva specializzazione di ogni settore e il limitato grado d'informazione che possediamo su ognuno di essi. Nei forum di "scrittori" (virgolette d'obbligo) leggo spesso la frase: "si sa, in Italia nessuno legge, sono una massa d'ignoranti, al massimo comprano spazzatura come X o Y", e in molti casi constato che lo stesso sostenitore del principio potrebbe essere inserito tranquillamente nella stessa categoria di ignoranza sul versante fumetto, cinema, musica, pittura... Andiamoci cauti allora.
Il problema non è il lettore: in edicola Corto Maltese nei classici del fumetto di Repubblica ha raggiunto il milione di copie vendute. Le edizioni da libreria della Lizard non so se arrivino a 5000. Ma un caso ancora più emblematico è Coconino... i 10 volumi usciti in edicola allegati all'Espresso hanno registrato un boom di vendite per titoli che prima credo faticassero a raggiungere il migliaio.
L'edicola è la mecca? No... perché la chiusura anticipata di diverse serie italiane mainstream dimostra il contrario; è un mercato con regole precise, dove il fumetto d'autore, con uno studio di marketing accurato, ha dimostrato di potersi inserire. A fronte dei pochi volumi di alto livello acquistabili nel chioschetto dietro casa (e in libreria), c'è però una produzione ai limiti dell'underground di qualità pari - se non superiore -, relegata al mercato delle fiere e delle fumetterie (meno di 400 in tutto sul territorio italiano, a fronte di un numero di edicole che supera le 60.000 unità). L'aumento degli eventi legati al mondo del fumetto appare un modo di sopperire alle carenze distributive, ma il grosso di queste manifestazioni non va oltre le dinamiche della sagra di paese con mercatino annesso.
La soluzione individuata dalla maggior parte degli editori di fascia bassa è stata quella di aumentare i prezzi, potenziare la vendita su internet, aumentare presentazioni e fiere. Quelli di fascia alta invece pare si siano arroccati su una linea conservatrice: prezzi bassi per il mercato da edicola, alti per quello da fumetteria, partnership con quotidiani per la vendita di ristampe di titoli di richiamo (in distribuzione selettiva: trovare un volume della serie in corso I Maestri del Fumetto senza averlo prima ordinato è quasi impossibile), chiusura di titoli meno profittevoli e sviluppo limitato di nuove serie italiane.

Ma si può andare avanti così? Ne discutiamo nel prossimo episodio.