P.O.E. - Poetry of Eerie
La settimana scorsa ho assistito all'anteprima di P.O.E., un ricalco dei Masters Of Horror che, nelle intenzioni, dovrebbe raggruppare la meglio gioventù del cinema di genere italiano, con 13 corti (precisiamo: tredici brevi pellicole autoprodotte realizzate in 2 mesi) ispirati alle narrazioni inquietanti dello zio Edgar.
Qui il trailer, andate diretti a 2:08
Ora, di recensioni in giro ce n'è tutto sommato poche (forse perché il film non avrà una distribuzione italiana o forse per altri motivi evidenti dopo la visione...), ma qui ce n'è una sufficientemente entusiasta da far contenti i partecipanti al progetto e le loro groupie.
A me interessa parlare solo di Black Cat di Paolo Gaudio, regista e sceneggiatore cosentino diplomatosi alla NUCT che qualche annetto fa con Il posto vuoto s'era aggiudicato il premio per il miglior film fantasy al New York Indipendent Film and Video Festival. Glisso sui premi italiani, ma non se n'è fatti mancare.
Ecco, Paolo è completamente fuori scala paragonato al resto. Il suo spezzone ha un testo solido, ragionato, girato con ottimo ritmo e un'ironia del macabro perfettamente in linea con il tema. Aggiungiamoci l'animazione in stop-motion ai suoi livelli più alti (anche solo per l'elevatissimo frame-rate e la conseguente - sorprendente - fluidità) e delle scelte scenografiche d'effetto, condite da un'illuminazione e una fotografia che valorizzano al massimo la messa in scena di questo gioco meta-testuale, dove il protagonista, dalle fattezze che ricalcano lo stesso Edgar Allan Poe, sta murando il cadavere del proprio gatto, fino all'arrivo della polizia...
Qua e là leggerete che è un corto dal sapore "burtoniano", etichetta che ormai si appiccica a tutta la plastilina in movimento post-Nightmare before Christmas, ma il concetto va approfondito considerando Vincent, il primo corto d'animazione dello zio Tim dedicato proprio ai racconti di Poe (e all'immenso Vincent Price). Ecco, in questo senso, non è l'utilizzo del parente nobile del pongo a fare la citazione, ma un consapevole rimando a quell'omaggio.
Ed è qui il genio di Gaudio, nel ridefinire con freschezza un testo ormai bollito in tutte le salse come Il cuore rivelatore, strutturando una buona crescita della tensione verso un twist non originale, ma funzionale, e scegliendo una rappresentazione che ne rielabora i possibili riferimenti all'immaginario collettivo cinematografico. Andando oltre.
Notevole, e tanto di cappello.