Deriva Indie


Non si può piacere a tutti, questione di accettarlo.
Del resto, meglio a pochi che a nessuno, giusto?
Il realtà non sono d'accordo nemmeno su questo.
"La misura della qualità indica una misura delle caratteristiche o delle proprietà di una entità (una persona, un prodotto, un processo, un progetto) in confronto a quanto ci si attende da tale entità, per un determinato impiego." da wikipedia
Parrebbe quindi un criterio soggettivo, giusto? 

Devo trascorrere un sabato sera di relax quindi vado al multiplex e scelgo la pellicola che - in rapporto ai miei gusti - soddisfi la mia idea d'intrattenimento.

Il fatto è che c'è un eccesso di offerta, quindi un libro/fumetto di qualità sarà necessariamente scoperto prima o poi da un grosso editore e diffuso al pubblico in TUTTE le librerie dopo un'adeguata promozione.

Non capite un cazzo. In amicizia, sia chiaro, ma non capite un cazzo.

Del resto anch'io d'idraulica non me ne intendo, un materiale vale l'altro... così quando ho bisogno di un impianto arriva SuperMario e mi fa pagare per quattro volte un lavoro fatto coi piedi. E allora, la seconda volta, mi affido magari al parere di un amico, compro una rivista di fai-da-te. Insomma, comincio a farmi un'idea. Oppure mi accontento del lavoro mediocre e avanti sino alla prossima riparazione.

Ma qui è il punto. Mi accontento. Come dire, dal momento che non sai che esiste di meglio, Transformers  diventa il miglior film di fantascienza della tua vita, Twilight il miglior romanzo di formazione e quella sveltina in quinta liceo, il miglior soffocotto di cui tu abbia memoria (anche perché l'unico).

Così, ogni sabato sera, film al multiplex, cena al giappo fusion, un acquisto letterario alla libreria-centro commerciale e poi via in camera da letto "che ho comprato le manette per provare qualcosa di nuovo".

Non capite un cazzo. 


Anzi, non capiamo (del resto non m'intendo di musica e ho una vergognosa idiosincrasia per l'opera). Ma c'è una differenza sostanziale tra l'accontentarsi inconsapevole e consapevole. Nel primo caso, non capite un cazzo e vi va bene così, nel secondo, sapete che vi mancano gli strumenti e la cosa vi turba, quindi la selezione di blockbuster di multisala e librerie a volte vi sta stretta, ma siete rimasti scottati da quella capatina al festival di cinema o editoria indipendente che avete fatto con quel/quella conoscente alternative di Bologna con cui siete andati a vedere un film jugoslavo muto tritacoglioni e/o comprato un almanacco di poesie antiche della Kamchatka, che, da allora, siete un po' restii.

Un po' come aver mangiato del Sushi andato a male in un ristorantino di Padova e dire "a me la cucina giapponese fa schifo".

Accettatelo: la qualità costa e va ricercata. Non la troverete da McDonald's.

Del resto non ci si può laureare in tutto.

Anche no, potremmo individuare il problema nella critica. Con la morte delle riviste e la crescita del volontariato amatoriale di molti siti, c'è una divisione eccessiva tra marchette (o morbosa partigianeria di genere) e critica di altissimo livello, rivolta ai soli addetti ai lavori. Alla fine io stesso ritengo più autorevoli i blog di alcuni appassionati come Midian, Evil Monkey e DocManhattan.

Da qui, la naturale evoluzione di questo blog verso la funzione di strumento. Un archivio delle mie ricerche nel sottobosco di produzioni di cui si parla troppo poco e di ciò che si muove intorno a me (quindi un occhio più attento a eventi e festival, prevalentemente in Friuli e Veneto), senz'altra pretesa di presentarvi ciò che mi è piaciuto provando a dirvi perché.
E perché, soprattutto, vale la pena spenderci tempo e denaro.

Ma alla fine, la curiosità potete mettercela solo voi.
E se manca quella, non c'è buon consiglio che tenga.