Accettatelo...


...i pubblicitari hanno salvato il fumetto.
No, davvero.
Marco sul suo blog riporta l'ennesimo articolo dell'ennesimo giornalista che indica in Maus l'inizio dell'era dei graphic novel, forma letteraria alt(r)a rispetto al volgare fumetto, genere narrativo associato all'infanzia (e a un'infanzia pure da sfigati, diciamocelo).

Le librerie acquistano graphic novel e scartano i fumetti. Questione d'etichetta? No, di sopravvivenza editoriale.
E mentre i critici si arrovellano il gulliver sul problema maschile/femminile del termine e sull'opportunità di sostituirlo con qualche orrido neologismo, stasera una mia amica, mentre descriveva con passione una biografia a fumetti da cui era rimasta folgorata, affermava con certezza la totale estraneità di quel volume, un graphic novel, rispetto ai fumetti.

Interdetta dal mio sguardo, domanda: ma per fumetti forse s'intendono le nuvolette?
E la confusione era alimentata dal libraio/venditore/editore, che hanno fiutato l'oro nell'esterofilia radical-chic.
Ma la colpa non è del lettore, che ANZI, nell'utilizzare la terminologia appropriata dimostra una volontà d'informarsi e un rispetto per la materia trattata.

Non c'è colpa. Accettatelo e basta: fumetti e graphic novel sono cose diverse.
I graphic novel si vendono in libreria.