Ed, ci conto
Twitter è fico per questo. Ci trovi Ed Brubaker che apprezza il nuovo film di Cap con Brian Michael Bendis (lo sceneggiatore del prossimo The Avengers, se non leggete fumetti).
Ma su questo scambio di complimenti possiamo tranquillamente sorvolare; è il secondo tweet a rinfrancarmi, anche perché questo signore qua, non m'ispirava davvero molta fiducia nel ruolo di spalla.
Chiamatele fissazioni, ma io a Bucky ci sono affezionato (prima che lo resuscitassero malamente come soldato d'Inverno) come al secondo Robin, quel Jason Todd così sfigato nel fumetto da subire la morte del Joker - a colpi di spranga in testa - in seguito a un sondaggio telefonico (ché io ancora non mi capacito come dei lettori di Batman degli anni '80 potessero volere la morte di Robin!).
Personaggi sempre in ombra, senza particolari doti se non una discreta prontezza di riflessi e una notevole agilità, chiamati a salvare la situazione in corner, giusto per strapparsi l'appellativo di "eroe" prima del sipario. Un po' acrobati, un po' soldati, galvanizzati dall'idea di seguire le orme di un uomo a cui saranno sempre secondi (del resto anche Dick Grayson, il primo Robin, nonostante abbia tentato la strada in solitaria come Nightwing, ha sempre avuto la sindrome della spalla).
E su quegli scarti di coprotagonista vestiti in modo ridicolo, i primi sceneggiatori dei colossi editoriali americani di comics, cercavano di facilitare il processo d'immedesimazione dei lettori più giovani.
Meno male che poi arrivò l'Uomo Ragno... il riscatto dei nerd nevrotici, che salvò la generazione degli anni '80/'90 facendoci credere che bastava il morso di un ragno radioattivo per conquistare una cheerleader con due bocce grandi come meloni.
Oggi, invece, ci resta solo R J Berger, mentre il vecchio Jason, redivivo (e sbarellato come Bucky), tenta di far fuori il suo vecchio compagno di avventure, in un bieco tentativo di riscatto come supercattivo (ma alla fine, nemmeno a quello son buoni).