Le collaborazioni gratuite sono il male?

teladogratis

Collaboro (perché "lavoro" è una parola grossa) con varie realtà del settore editoriale da circa sette anni. Soldi ne ho visti pochi, soddisfazioni ne ho avute tante e più di qualche volta ne sono uscito con il fondoschiena dolorante. Nella norma, direi.
Nella norma per un ragazzo di 25 anni che fa esperienza mentre si sta laureando. Precisiamo.

Ho avuto a che fare con TANTA gente: puri e spacconi. I puri sono quelli che ci credono, non importa a cosa, ma ci credono. E se ti contagiano, non puoi fare a meno di crederci un po' anche tu e in meno di un secondo stai lavorando con loro a qualcosa di bello. Magari non funziona, magari ci perdi ore di sonno, di vita, di scopate, pure soldi. Alla fine magari deraglia, non vende, non va nemmeno in porto, ma hai guadagnato comunque qualcosa (se funziona però, ah che goduria!).
Gli spacconi sono quelli che hanno individuato un metodo di "guadagno facile" o che hanno un hobby personale da coltivare, ma da soli non ce la fanno e promettono tantissimo: visibilità, esperienza, forse pure qualche soldo (più avanti). Non condividono nulla, chiedono, ottengono e, se si alzano con la luna storta, ti mandano pure affanculo se sei in ritardo sull'ora di consegna.

Della seconda razza ce n'è tanti, ma non evitateli. 
Di solito sono i primi a cui si approccia un esordiente, a volte perché è un talento acerbo (e vale ancora quel che trova, cioé realtà di basso livello), a volte perché proprio non è il suo mestierie (e vale solo quel che trova) e qui vale il detto: errare è umano, ma perseverare non significa che devi per forza pubblicare la tua merda.

Perché non evitare gli spacconi? O, in generale, quando vale la pena accettare collaborazioni gratuite (perché magari da giovani i lupi travestiti da agnelli non si VOGLIONO vedere)? Facciamo i dovuti distinguo:

- le webzine di fumetto, nel 90% dei casi, son fatte solo da puri, appassionati. Se si collabora nel rispetto reciproco, qualche volta magari arriva pure qualche albo gratuito e si dividono i quattro spiccioli tirati su dai banner. Le redazioni sono spesso piccole e, fateci caso, hanno sempre un annuncio di "cerchiamo collaboratori". Per un wannabe giornalista o recensore, lavorarci un anno o due, è un buon modo di affilare la penna. Io ho avuto la fortuna di iniziare con una che pagava, procurandomi così il tesserino da giornalista, ma continuo a scrivere di quando in quando per quelle totally-free. In questi casi si tratta di interviste o brevi saggi che ho bisogno abbiano una certa visibilità in rete, o una specifica collocazione. Oppure, in ultima istanza, cedo l'articolo in cambio di un banner pubblicitario. 
Il mio consiglio: scegliere quelle che seguite davvero (se non v'interessano per primi, perché lavorarci? Gratis per giunta), e che, per i vostri standard, propongono contenuti di qualità. Valutate sempre il rapporto lavoro/esperienza e lavoro/scambio, facendo in modo di trarne sempre vantaggio.

- gli editori, sulla questione c'è una baraonda in rete che non finisce più. Vi dico come la vedo io e pace. Tagliamo la testa al toro: chi paga per pubblicare (anche solo firmando nel contratto per l'acquisto di tot copie) è un pirla fatto e finito. Punto. Sul perché qualcosa avevo detto qua, parlavo dei concorsi, ma il discorso è estendibile. Preciso: io sono il primo a comprare un malloppo di copie da regalare ad amici e parenti, ma: 
A. è una MIA scelta
B. ho lo sconto-autore
C. negli accordi erano pure previste delle copie omaggio (5-10)
Chiaro? Torniamo al discorso del lavorare gratis. Anche in questo caso il consiglio è di valutare bene il grado di esperienza che state traendo. Io ho imparato a capire come funziona il mercato, come proporre bene un lavoro, qualche preziosa nozione di grafica e di editing e, cosa più importante, a riconoscere la qualità. Ho sempre cercato di rivestire funzioni che potessero procurarmi strumenti di lavoro.
Il meccanismo, se vogliamo, è simile a quello dei tirocini. Di solito, dopo 3/6 mesi (vabbeh, un anno se siete lenti) quello che c'è da imparare s'impara in quella specifica azienda o posizione. Dopo sta a voi capire in che modo continuare a rendere profittevole la collaborazione. Ah, regalarsi solo per "mantenere i contatti" non la reputo una soluzione intelligente, perché l'unica conseguenza è il logorio del rapporto, un po' come continuare a fare sesso con l'ex bruttina in attesa di portarsi a letto l'amica topona.

EDIT: tutt'altro discorso va fatto per chi paga (a %, ad anticipo, a stipendio). Lì, ragazzi, sta a voi capire quanto valete e se accettare. E se accettate, lamentarsi DOPO serve a poco e non è serio. Le condizioni erano chiare sin dal principio (a meno che non riceviate il pattuito).