Watchmen: tales of the black freighter

Non potevo parlare di Watchmen senza aver ancora visto il corto d'animazione Storie del vascello nero e il mockumentary Under the hood. Intendo produrre un'analisi non appena uscirà il recut. Quello che comunque mi ha interessato molto del film di Mike Smith e Daniel Del Purgatorio è lo svelamento di un'assenza che nell'opera di Snyder era meno evidente: la mancanza di un intero piano di lettura. La distrazione provata al cinema per gli effetti - notevoli - di montaggio audiovisivo e un'attenzione maniacale all'estetica del fumetto, mi avevano portato a ritenere lo scarto tra il capolavoro di Moore e il film una questione di senso. Il finale infatti varia quel tanto - anche se questione di un paio di battute - da stravolgere le implicazioni del discorso costruito dal maestro inglese. Guardando con attenzione però lo spin - off piratesco mi sono reso conto che c'è uno scarto incolmato (attenzione: non "incolmabile") e attendo la reintegrazione di questi 20 minuti all'interno dell'edizione recut, prima di confermare questa mia impressione: Storie del vascello nero perde la dimensione metalinguistica. Per quanto il soggetto di partenza sia denso, nel graphic novel le pagine di questo "fumetto nel fumetto" facevano da contrappunto agli avvenimenti e sollevavano ancora una volta - con il loro riferimento agli EC Comics - la questione del significato dell'eroe. Nell'adattamento di Watchmen Snyder produce un'interessante serie di citazioni cinematografiche, ma nessuna produce un reale effetto di rilettura del medium, quindi nella "traduzione" un effetto fondamentale si perde. E qui sta la differenza tra un buon film e la storia del cinema.

So long,
VS