Il Fumetto italiano fa schifo? - Parte Prima -

Inutile negarlo: siamo nell'era del fast-food e il prodotto narrativo immancabilmente si trova inglobato nel processo di marketing. L'industria culturale deve vendere oggi più che mai, dovendosi confrontare con una segmentazione di pubblico sempre più fitta e la concorrenza sempre più elevata delle forme d'intrattenimento alternative.

Premesso questo, la situazione dei contenuti mi appare meno negativa di quanto ci sia stato predetto. L'appiattimento narrativo e l'americanizzazione non hanno fatto danni tali da annientare la produzione straniera, né il prodotto nazionale. Certo, il cinema italiano sta passando un brutto periodo e a tal proposito vi rimando alla pellicola Di me cosa ne sai, documentario di Valerio Jalongo che cerca di capire quali siano le ragioni del declino della nostra settima arte.

Per quanto riguarda il fumetto del belpaese, non è difficile tracciare una radiografia: pochi grossi editori nazionali da edicola che producono albi di autori italiani con formati, autori e schemi narrativi uguali a quelli di circa quarant'anni fa e una miriade di piccoli e medi editori da fumetteria (qualcuno forse approda in libreria tramite circuiti ridotti) che sfornano una gran quantità di materiale di qualità eterogenea.

Sul mercato mainstream poco da dire: vecchi maestri sempre uguali a sé stessi, serie cloni di cloni che non riescono più a durare in eterno e faticano a concludere un ciclo narrativo limitato (stagioni, ora le chiamiamo così, mutuando il termine dai serial) rischiando persino di interrompersi anzitempo, e piccoli esperimenti che danno più malinconia che speranza.

Se dovessimo guardare solo al prodotto da edicola ne uscirebbe un quadro quantomeno desolante: di fumetto italiano di Qualità negli ultimi anni è uscito solo qualche volume, ristampa di ristampa, allegato a quotidiani o settimanali.

Poi guardo alla produzione da fumetteria, con albi che vendono dalle 100 alle 2000 copie sul territorio nazionale (più o meno le copie di Sorrisi e Canzoni che vanno via in una settimana a Pordenone e provincia), cifre risibili, ma segno della netta distanza tra la maggioranza dei lettori e l'Arte, perché è lì, nel microcircuito, che emerge un sottobosco fervido, di maestri dimenticati ma ancora attivi, di esordienti abili, di narratori esperti e capaci. Storie di altissimo livello, di tutti i generi e per tutti i gusti, a saper cercare. Allora qual è l'anello debole della catena?

Ne parliamo nella prossima puntata.