Quorum


Il referendum è passato, grazie al voto del 57% degli aventi diritto e una media del 95% per il sì sui quattro quesiti. Senza voler aggiungere carne al fuoco ai fiumi di lettere e parole che vomiteranno politici e opinionisti, mi limito a notare come il vero valore politico di questo voto (da 16 anni un referendum abrogativo non raggiungeva il quorum nel nostro paese), consista di 3 aspetti essenziali:

- Il presunto potere condizionante della televisione commerciale pre-digitale è stato ridimensionato. La disinformazione perpetrata dai canali statali e mediaset non è riuscita a influenzare l'opinione pubblica, a dimostrazione che il tubo catodico e la carta stampata, nel nostro paese, hanno perso il loro primato nell'orientamento del voto.

- Vuoi per la componente emotiva legata alla tragedia giapponese e all'ottimismo progressista delle elezioni amministrative, vuoi per la propaganda degli attivisti o per il tam tam del singolo cittadino (o di gruppi organizzati) su internet; il MOVIMENTO pro-referendario è nato dal basso (nonostante le rivendicazioni dell'ultimo minuto) e si è sviluppato sui social network e mediante il passaparola, costruendo una rete informativa capace di sopperire al vuoto informativo mediatico.

- i cittadini italiani si sono riappropriati dello strumento del referendum come esercizio di sovranità popolare.

E di quest'ultimo punto possiamo essere orgogliosi.
Chi non si è presentato alle urne, per un motivo o per l'altro, ha perso l'occasione di mettere la propria firma (anzi quattro) su un importante paragrafo della Storia di questo paese.