Ieri sera nella ristretta sede dell'ex-convento di San Francesco di Pordenone, Art Spiegelman ha tenuto una lectio magistralis dal titolo: "what the %@&* happened to comics?".
Dopo un illuminante excursus sull'origine del medium e sul mercato popolare di riferimento (una contestualizzazione intelligente e circostanziata, molto vicina alle riflessioni di Sergio Brancato in Fumetti - Guida ai comics nel sistema dei media), l'autore ne ha "svelato" al pubblico i meccanismi e il percorso evolutivo.
Niente di nuovo, in realtà; il discorso era calibrato sull'audience (d'altronde Pordenonelegge è un festival letterario, non un convegno di studi sul fumetto), ma in chiusura è emersa una riflessione interessante sul futuro del mercato: l'Ipad, secondo Spiegelman, rappresenta solo uno dei tanti stadi d'evoluzione del formato. Ci troviamo di fronte a una svolta paragonabile a quella di Gutenberg.
Un medium - e le sue espressione di consumo di massa - o si evolve, o diventa arte (o muore). Il fumetto, in questo momento storico, ha i piedi in due staffe: operazioni come la ristampa in maxi-formato del Little Nemo di McCay (uno tra i tanti esempi) dimostrano un'attenzione al formato inconciliabile con lo schermo della tavoletta Mac (incapace di veicolare la dimensione ontologica e fisica di oggetto d'arte), ma allo stesso tempo rinunciano al mercato popolare, nonostante quelle stesse strisce abbiano alfabetizzato milioni di persone nell'america d'inizio '900.
D'altro canto si stanno sviluppando forme ibride per adattare la tavola alla lettura su dispositivi digitali che evidenziano la possibilità di uno sviluppo della narrativa disegnata. E questo, di pari passo con l'evoluzione dei fenomeni transmediali.
Il futuro mercato, signori, ha due pubblici: i collezionisti di oggetti d'arte e la massa di fruitori di prodotti multimediali d'intrattenimento. A stabilire l'affermazione delle modalità di fruizione e rappresentazione del secondo saranno colossi come Disney-Marvel e... il mercato della pornografia (come si sta dimostrando per il 3D).
Il futuro potrebbe assomigliare a questo, ma dobbiamo farne un'app e metterci più tette.