Elvezio Sciallis è uno a posto, legge e guarda un mucchio di schifezze e poi trova pure la voglia di parlarne per evitarci di perdere un paio d'ore di vita che avremmo potuto passare a far altro (guardare film peggiori, ad esempio).
Ora, il signore in questione (originario di Palo Alto, classe 1928, con questa faccia qui) ha di recente scritto un interessante articolo sul suo blog Malpertuis che m'ha dato parecchio da pensare quest'oggi e, dato che non ha attivato i commenti, ha costretto la gente a discuterne altrove linkandolo (che se non è marketing allo stato brado questo!).
Premetto che, nonostante ci si sia incontrati appena 2 volte nel mondo reale, provo per Elvis un profondo rispetto e ammiro il suo giovanile entusiasmo (nonostante l'età), non a caso collaboro al progetto Splattergramma occupandomi di fumetti horror e, quando capita, parodie horror-porn (avevo anche promesso di aggiornare il blog stanotte, ma mi son perso a cercare la signorina per questo post).
Dicevamo? Ah sì... per farla breve, Elvezio scrive che pubblicherà i suoi testi in rete sempre gratuitamente e:
Nel caso in cui un editore non ci stia, diffonderò in Rete il testo originale. Quello pre-intervento di editor, correttore di bozze, impaginatore, grafico e altro ancora.
Una forma assai imperfetta rispetto a quella finale, una forma diversa, che non coinvolge il lavoro di altri. Una forma che, se la casa editrice sa fare il suo lavoro, sarà meno interessante rispetto al prodotto finale. Ma abbastanza interessante per chi mi vuole leggere gratuitamente. Dovrà bastare.
James Cameron, mica l'ultimo pollo, la pensa come lui: in rete trovate gratis la sceneggiatura di Avatar. Se non volete pagare il biglietto per lo spettacolo 3D, vi dovrete accontentare (e anche se piratate o noleggiate il DVD… vi dovete accontentare lo stesso, ma è un altro discorso). A mio avviso c'è un aspetto del discorso che va considerato nella sua interezza: che lo “scrittore” – quando professionista – è inserito in una filiera produttiva. E una nota: scrittore non significa solo “romanziere”. Ci siamo? Ecco dunque, parliamone.
Lo scrittore di mestiere (o che ci prova almeno): ha bisogno del correttore di bozze/ ufficio stampa/ uffico marketing/ grafico di copertina/ tecnico web/ ecc. per realizzare al meglio il suo romanzo. Uno sceneggiatore di fumetti ha anche bisogno di un disegnatore. Uno di pellicole cinematografiche… neanche sto a dirvelo. Esiste l'autoproduzione, ma se proprio non vogliamo dire che i prodotti di questo tipo al 90% fanno schifo... no diciamolo: al 99% questi prodotti fanno schifo. Quando funzionano, qualcuno li scopre e li compra. Elvezio - sono sicuro - prima o poi dovrà considerare una proposta di quelle serie che metteranno in crisi il suo sistema di valori (per poi rinfrancarsi con un televisore HD da 40 pollici). Le capacità le ha e si fa leggere volentieri, però... la scelta dell'autoproduzione non è, a mio avviso, la strada praticabile da chi ama la scrittura. Nell’autoproduzione devi farti carico di tutti i compiti editoriali con risultati – inevitabilmente – alterni (solo Dio è contemporaneamente un bravo editor, correttore di bozze, grafico, tecnico web e marketing director… ma è inevitabilmente lento, da secoli aspettiamo il seguito del Nuovo Testamento). Inoltre, per me scrivere - anzi essere gratificato dallo scrivere - è essenzialmente migliorare nelle tecniche. Con l'autoproduzione puoi solo autoconvincerti di essere cool, fico, ganzo (non è il caso di Elvis, lui ha davvero capacità e princìpi).
Inoltre se mi piace scrivere, non è detto che mi piaccia fare tutto il resto. Se amo il mio scrivere, cerco anche di dargli la forma migliore. Un racconto può anche rimanere postato su un blog, ma la lettura a schermo di un romanzo male impaginato e – per quanto ben scritto – non ripulito da un editor professionista, è una sofferenza (in attesa del miracolo Kindle). Di un fumetto, non ne parliamo (leggere i fumetti sul monitor è una tortura, provo vero e proprio malessere fisico). Un editore dovrebbe garantire a un testo la forma migliore (in tutti i sensi: come oggetto fisico di lettura, come impaginazione, pulizia del testo, ecc.) e liberare lo scrittore dal fastidio di doversene occupare (con risultati di certo inferiori).
Il ragionamento, un po’ diverso, che faccio è: mi piace scrivere? Bene, voglio scrivere di più, quindi ho bisogno di qualcuno che provveda a dare la migliore forma al mio piacere (perché io non ne ho voglia/non ne sono capace) e, possibilmente, che paghi per permettermi di dedicargli tutto il tempo (se abbiamo assunto che il lavoro è qualcosa che DEVE essere pagato, perché SOFFERTO in quanto sottrae al piacere, allora essere pagati per dedicarsi solo a ciò che apprezziamo dovrebbe essere l’aspirazione di chi ama la propria scrittura). Lavorare gratis rientra nelle passioni, negli hobby. Ci può stare, e a volte si possono anche raggiungere risultati e visibilità molto maggiori dei professionisti. Ma abbiamo perso (tanto) tempo e, forse, le cose potevano essere fatte meglio.