Carnografia grottesca

Carnografia, Grotesque
Trama esile, esilissima, che è valsa la censura totale nelle sale inglesi, dove la pellicola non potrà essere proiettata. Anche in Italia non ci spererei molto: c'è troppo di tutto nei 73 minuti del film di Kôji Shiraishi... troppa violenza, troppo sesso. Ennesimo passo in avanti nella ricerca dell'eccesso ultimo, dell'ossessione scopica della carnografia perfetta. Grotesque è un'opera concettuale, che ripete in ambiente sterile gli esperimenti di predecessori illustri. Illuminato musicalmente da pezzi classici asportati chirurgicamente dalle colonne sonore di opere firmate Buttgereit e Kubrick, nel dettaglio Schramm e Arancia Meccanica, il film si consuma veloce come i fiori di carne di un Guinea Pig. A tratti il regista giapponese tira il freno, mostrando che il tabù dei genitali non è ancora stato superato del tutto (e ignorando la lezione anticristica danese) e un insospettato timore per la mutilazione dell'occhio, luogo sovrano del gore dal cane andaluso di Bunuel, evitando la vista allo spettatore di una sclera martoriata con uno stacco sofferto. Delizioso è poi il rimando al Tempo di Kim-Ki Duk, una giocosa presa in giro dell'esilità narrativa di un cinema orientale ormai troppo introspettivo, e qui vivisezionato in una violenta ricerca del vuoto interiore, una ricerca eccitante, sofferta, trasfigurata dal viso di un protagonista troppo simile a Takeshi Kitano per (non) essere un caso, disperata e insensata come il Miike dei tempi migliori, degli ospiti Q. E, a proposito di visti, anche qui, come in Nekromantik la testa mozzata è luogo ultimo dell'amore morto, morente, del tempo e del sentimento sospeso, ricercato, desiderato.
Grotesque di Kôji Shiraishi è, comunque, un'opera di fascino morboso destinata a quei disgraziati che, come me, sono rimasti impigliati nella ricerca della visione ultima (facciamoci male, chiamiamolo con il suo nome: "oblio scopico"). 73 minuti di violenza pura, delizia vuota come la glassa dorata di una torta di cartone, ma nonostante promuova il film a pieni voti ne sconsiglio la visione per evitarvi la perdizione e v'invito a fuggirne come i marinai omerici "i quali sanno che là su quell’isole / dorate qualche volta s’ode un canto, / ed alla cieca premono sui remi, / come accerchiati // da quel silenzio che tutto lo spazio / immenso ha in sé e nelle orecchie spira / quasi fosse la faccia opposta del silenzio / il canto cui nessun uomo resiste".